Alex Cambise
Presenta
L’umana resistenza
Etichetta; Ultrasound
Distribuzione; IRD
Data di uscita; 26 ottobre
Ascolta qui il disco
A due anni di distanza dal debutto solista di “Tre Vie Per Un Respiro” e dopo la “parentesi” in inglese dell’Ep “Carry On”, torna Alex Cambise con il nuovo album “L’Umana Resistenza”.
Due anni ricchi di esperienze e di concerti che hanno rafforzato la voglia di raccontare storie di quest’Italia alla quale più d’uno, ogni giorno, riserva parole di rassegnazione e sconfitta.
Dopo un viaggio dentro se stessi e dentro “l’Uomo”, stavolta è il momento di alzare gli occhi e guardare attorno, per non arrendersi, per prendere coscienza della situazione e cercare, ognuno nel suo “piccolo”, di cambiare veramente le cose.
Il filo rosso che unisce brani è, come suggerito dal titolo, la descrizione di “anime esistenti”, attive o passive, volenti o nolenti, consce o meno, a partire dal soggetto singolo (il pompiere di “Canzone per Vladimir Pravik” o l’operaio di “Invisibile”) fino a grida generazionali come “Nati nei ‘70” o “Pace e Libertà”.
Anche se l’obbiettivo è per lo più centrato sul nostro paese, ci sono anche ritratti di eventi e uomini immersi in altri contesti, storici, geografici o economici.
La ricerca di un suono che fosse “senza tempo”, che quindi possa risultare in qualsiasi momento “nel tempo” e “fuori dal tempo” (perdonate il gioco di parole) è stata la sfida più grande a livello sonoro, assieme alla ricerca dell’essenzialità a livello compositivo e di arrangiamento, cercando di privilegiare temi musicali scarni, che ben si abbinano a certe soluzioni liriche ben più crude e didascaliche rispetto alla ricerca della figura retorica alla quale ci ha abituato la poetica di Cambise.
Certe scelte apparentemente “banali” sono adottate, spesso con difficoltà dall’Artista stesso, per ottenere la massima “chiarezza” lessicale, musicale e narrativa, andare dritto al bersaglio, senza cercare il “dribbling” o il “gioco di prestigio” che, forse, donerebbero maggior attrattiva formale, ma distoglierebbero dall’obbiettivo finale.
Un album duro con storie dure, dove ogni episodio viene preso dal particolare con la missione di assurgere a “universale”.
In perfetto equilibrio tra Rock, Folk, Blues e canzone d’autore, le tracce escono dalle casse ora roboanti di chitarre elettriche e batterie (l’ottimo Oscar Palma), ora sommesse ed affidate ad acustiche, fisarmonica (Riccardo Maccabruni), mandolini, ora in un convincente mix di elettrico ed acustico nella migliore tradizione Roots-Rock americana.
Un disco fatto con l’America nelle orecchie, l’Italia nell’anima e un futuro migliore nel cuore.
Leggi qui le note dell’autore (brano per brano)
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